L
Liberaci da Male
XLIX
il mondo è un porco frocio trasformista che dopo aver lavato nel sangue e nelle budella i suoi tacchi e i suoi vestiti – anche se i tacchi e i vestiti non erano stati inventati per Quello – riprende i panni tolleranti e civili , democratici e illuministi, razionali e progressisti di sempre e giura che non lo farà più.
ma nello zainetto nero ha sempre tutto l’occorrente.
XLVII
dio scelse le fiamme per i peccatori.
cammino lungo la banchina del porto. lo scempio sull’asfalto che ora la luce dell’alba bagna di sangue.
quando piove per davvero, che ce la manda dal cielo bastardo come piace a lui,
quello che piove è sangue.
l’inquisitore scelse le fiamme per gli eretici.
Empedocle scelse l’Etna.
ho un rogo da preparare.
getto in mucchio i vestiti insanguinati mentre i suoi si fondono alla carne.
bruciano mentre nudo mi immergo nel braccio di mare che separa dal continente.
è forse il Lete questo o è l’Acheronte?
nessun tallone è fuori, mi immergo completamente, nessuna colomba spiritosa.
solo catarsi.
XLVI
dallo zainetto nero estraggo altro occorrente.
svuoto la bottiglia di benzina sulla sua testa . questa volta non mi rifiuterò di farlo accendere.
il tizio che , in tempi per lui migliori si era preso il suo piacere da me riprende conoscenza , legato alla catena dei miei dolori , assicurato alla portiera della sua auto e urla.
chi minchia fai , sii pazzu, finiscila,
spegni questa vçce\nella#testa\ finiscila non ci indurre in tentazione.
XLIV
la vita è un sacco di merda che contemplo ormai dall’alto, appeso a testa in giù al soffitto di una stanza senza uscite
un labirinto.
quando piove davvero che ce la manda che ci inonda io posso sentire la pioggia battere sotto i miei piedi.
e posso mormorare l’ultima e più blesfema delle mie allucinanti bestemmie.
in vece di una prece posso urlare che il mondo in fondo è Amore.
infine mormorare la mia ultima confessione, la sola verità : perchè lo amo?
come tutte le verità ha un forte punto interrogativo.
XLIII
tu sei stato un bambino cattivo, ed ora tu muori all’inferno. spegni questa voce nell|a testa|\ spegni questa voc| ma sparain vena, il silenzio della aurora mi strazia d’estasi, sono verticalesono proiettato verso oltrove, sto tramando nel buio
XLII
la salivazione aumenta, non appena li vedo arrivare e riconosco l’auto.
la salivazione aumenta, lubrifica le mie nuove fauci.
acciaio.
XLI
è quasi l’alba sul molo deserto dove nessun cane leccherà il tuo vomito e le ferite, di te nlon rideranno infermieri sadici, ricucendoti la faccia. o quantomeno tu non li sentirai. ho ridotto la tua ad un remix splatter della marmellata di fragole.
così eviterò di mangiarne per sempre, il che non può essere che vantaggioso per la mia linea.
dacci oggi il nostro pane quotidiano
integrale.
XL
il mondo è un dio sadico extralarge che strepitando diluvia l’inferno in gocce e lapilli che precipiti colpiscono come spari.
Ma più r u m o r o s i .
ho con me un lubrificante per il culo del bastardo , lucente scivola attraverso i pantaloni dopo che a calci zeppati l’ho sfigurato infilando almeno sette dei miei dieci centimetri di tacco fra i suoi denti guasti.
ho perso l’equilibrio un paio di volte sono lacero nei vestiti ed inzuppato di morte.
pagherai per questo.
XXXIX
una catena di dolori possono essere molto utili quando hai anche dei lucchetti che assicuri alla catena bloccando alla portiera dell’auto un tipo strordito da una frustata d’acciaio. anche se le catene non furono inventate per questo.
ma poi l’uomo ci ripensa, si ingegna. si adegua.
ho frantumato il finestrino dell’auto, quando avrei potuto girare la manovella, per pura esigenza scenica. Il cucciolo cerca di alzarsi , ma un altro colpo parte da solo e gli spappola il piede.
fottutissima mira.
le quattro meno un quarto del mattino sono un orario ideale per le vendette sulle banchine dei porti poco frequentati.
XXXVIII
quando il bastardo sacco di merda si avvicina credendo trattarsi di un giocattolo forse, sul suo ginocchio si apre un forellino che immagino bruciacchiato, un guizzo scuro sputa da lì, una sborrata di sangue. ma non c’è abbastanza luce per godersi questo tramonto. sia accascia urla, porcodio come urla, mentre l’altro si paralizza un istante e poi tenta di scappare, proprio quando lo raggiunge la catena dei miei dolori.
mandamene ancore signore, mandami la malsania, stile mia moglie è crollata danzando, con tutto il pavimento e sotto le vesti sontuose scopro un cilicio.
la v o l u t t à assume le forme più elaborate.
siamo nel medioevo. venga il Tuo Regno.
XXXVII
nei film che vedono col cazzo fuori dalle brache vistosi padri di famiglia dentro i cinema porno di Palermo mentre attendendo il frocio di turno che lecchi le loro sborre, puttane mai satolle ribadiscono il concetto fallocentrico, datemi un cazzo vi solleverò il mondo.
e così li invito ad uscire dall’auto appena mi si accostano, nello spiazzale del Foro Italico.
vi voglio vedere ben duri, dico, arrivati vicino agli scogli di cemento.
e armeggiano con le cinture, sono solo in due stavolta, pazienza. il cazzo gli si smoscia in mano appena estraggo dallo zainetto nero l’occorrente.
vorrei urlare una cosa da film, tipo in ginocchio sacchi di merda o vi faccio saltare le cervella, ma il colpo parte da solo dalla piccola pistola a tamburo, che pare un giocattolo, che Giani mi ha prestato in vista di questo giorno di gloria.
XXXVI
il mondo è qualcosa.
è tenero vedere un cucciolo di pachiderma rottinculo strisciare per terra col ginocchio forato da un proiettile, anche se la polvere da sparo non fu certo inventata per questo.
XXXV
le parrucche furono inventate per QUELLO? ed i tacchi a spillo , simili a chiodi, e tutti i trucchi? perchè io possa bere il calice della mia vendetta. Come noi li rimettiamo ai nostri debbitori.
XXXIII
crocifisso al silenzio nell’attesa, vestito di glitter , aspetto questa mia resurrezione. di sangue.
XXXII
questa volta non mi chiedono da accendere, mi chiedono quanto prendi? , che sono in vendita lo urlano a lettere scarlatte le mie calze autoreggenti e la mini inguinale . Il sesso è coperto dal marsupio, più che altro. Ho un giubbottino in similpelle, una seconda pelle in similplastica rosa, aperto su seni gonfi e posticci. I tacchi infiniti come l’attesa. sapevo che sarebbero ripassati, ho aspettato un mese, ma sapevo che sarebbero ripassati.
preparatevi.