Archivi del mese: settembre 2003

XXX

i blocchi di cemento sono incubi masticati in sette notti di silenzio trascorse in ospedale . quando tolgono le bende io vedo cosa resta del mio volto.

io vedo finalmente l’altra faccia, quella vera , della vita.

io sono l’angelo della tumefazione.

XXIX

stanotte scavo tombe nel petto, perchè possa trovare un minuto , uno solo, in cui mi trovo puro.

la purezza di un bimbo nel limbo, la sua bellezza infernale. e solo un istante dura, poi torno a sprofondare nel fango.

il mondo è duro e gode

solo se piango.

XXVIII

il mondo è un porco mondo che dio distrattamente precipitò nel vuoto senza avvedersi che sarebbe stato aggredito da voraci parassiti.

un giorno correggerà la distrazione, con potenti antiBiotici sterilizzerà l’universo.

peccato che noi non lo vedremo. sarà un giorno di gloria.

XXVII

insultato l’hanno coperto di sputi , coronato di spine, l’anno in cui  nostro padre  decise che dovesse bere un calice solo affinchè tanta letteratura medievale avesse qualcosa da scrivere.

che sei nei cieli.

XXVI

stanotte mi sono sveglito urlando- è mezzanotte come sempre- il sudore è un diluvio piovuto da altezze inconcepibili. Ed è come nelle notti di alluvione, quando a dirotto rovesci sfondano i tetti ed i pavimenti dei piani sopra di me, e poi si  schiantano secchi d’acqua nel mio cervello,

gli occhi allora si aprono nel buio, la bocca, ma non vedo e non parlo.

è un urlo intimo che si squarcia da solo.

lacero e buio.

infine, in vece di una prece biascico una bestemmia che articolo a stento e snocciolo in rime il mio rosario di tristezze, col cuore tisico.

e una corazza.

e aspetto il colpo di pistola.

XXV

malacarne si sveglia a mezzanotte. come nei film.

ho un altro zainetto nero stavolta, ma non come allora, ho tutto l’occorrente, adesso. qualcosa di adeguato al mondo.

XXIV

poco dopo mi riesco ad alzare, tiro su i pantaloni, non vedo che petrolio attorno, e gola di sangue.

sporco e insanguinato quando arrivo sulla strada e i lampioni spietati mi investono.

entro in un bar, chiedo un bagno , un telefono.

fanno scivolare qualche centesimo da venti centimetri di altezza nella mia mano,

 e mi cacciano

guasto , il cesso il telefono il mondo

io sono l’angelo untore.

l’angelo per la macellazione.

XXIII

ancora in bilico fra gli scogli il cucciolo di elefantessa lesbica mi piomba addosso e comincia ad armeggiare con le patte, dà tre quattro colpi ben affondati prima che il suo piccolo cazzetto rachitico gli venga meno, li ho addosso tutti e tre,  

non sento più i calci , dopo un pò,

sento solo il rumore del mare.

XXII

il naso esploso , mi chiesero le generalità.

e dietro sei a posto? chiede il primo infermiere e gli altri scoppiano a  ridere.

mentì dando le mie “generalità“.

 

XXI

al porto dici? e che facevi di notte al porto? eh? ma che età ci hai tu

dove ci sono i froci che battono, spiegava l’altro infermiere ad una ingenua collega come se io non fossi lì presente.

come se non ci fossi.

definitivamente assente. noi siamo nati aborti.

XX

lungo la banchina, avevo uno squarcio sanguinante dietro l’orecchio che più tardi infermieri avrebbero suturato ammiccando, sadici risolini dentro la testa.

guanti di lattice. fist fucking my heart,

 

XIX

il mondo è stato inventato per quello.

moto di catena sul piano inclinato , perpetuo, il mondo continua.

per quello .

è una  serie di anelli d’acciaio l’anima mia, una serie di anelli d’acciaio forma una catena,  per definizione.

io sono l’angelo della disperazione

 

XVIII

il tizio che si era preso il suo piacere da me per primo diceva cazzo, lascialo stare il frocio, ormai gliela dasti una lezione, accussì si insegna a fare il frocio.

imparerò.

ASPETTAMI

X V I I

V I X I

XV

estraeva dallo zainetto nero tutti gli oggetti, e sto gel è per il culo? rideva col riso maniaco gettando tutto fra gli scogli , con l’accendino illuminava la carta d’identità, non ti servirà più.

perchè questo è l’inizio della fine.

Il tipo continua a giocare con la roba che ho dentro lo zaino, io non penso che ho fatto male a salire in macchina con tre bastardi, penso che sono morto.

gli altri due fumano e guardano.

XIV

vorrei dormissi fra le mie braccia una notte intera, e se per caso non sognassimo alcunchè potremmo dire di aver vissuto il sonno nell’oblio e nell’infinito Niente.

io sono l’angelo dell’infinito

Niente.

XIII

il mondo è irrilevante. e strepita diiluvi appena esiste, ed io ho  freddo e paura .

le auricolari sparano in vena Airbag dei Radiohead.

 La saliva nella bocca aumenta. lubrifica le mie fauci. amianto.

XII

quella  notte ho camminato lunga la banchina del porto. Sotto di me gli scogli di cemento e un po’ più in là le maree

dalle tre del mattino all’alba.

ho atteso invano.

sto vomitando lacrime. 

XI

nello zainetto nero ho tutto il fabbisogno. non come Quella volta.

GUARDAMI, io sono l’angelo della disperazione

io sono l’angelo della disperazione

io sono l’angelo della disperazione

X

il mondo è fallocentrico.