Archivi del mese: agosto 2004

in viale, aspettiamo da tre ore.

un giro che non decolla, è agosto ed il viale da tempo ormai muore.

le travestite si accapigliano per niente, sono impazzite di fard e parrucche

tacchi troppo alti per le lunghe attese .

cifro di incanti la notte e con queste ultime parole

immerso nell’oscuro io chiamo qualcuno che venga a salvarmi,

e lo chiamo chiamando col mio vero nome marino.

je suis un marin et une putain.

dipingermi di niente essere normale.

io sono l’angelo della distruzione e aspetto il colpo di pistola novelle da raccontare, altri inganni e tremendi rimedi per l’anima che ha voglia di svanire nell’inessenziale.

esterno notte.

palermo. Ora.

alberi infiniti in prospettive irreali, scenari di buio.

siedo sopra la panca nel parco della Favorita. aspetto Gianfranco e che venga l’ora di scendere in viale, sono ancora le 23.50 e tutto tace.

come un furetto un ragazzino quidicenne si proietta nella mia visuale, si piazza accanto a me e non dice.

solo quando è accanto chiedo come va e lo riconosco.

è uno delle ciuaua, zio e nipote di una di quelle famiglie palermitane in cui lo zio 26enne ha un nipote di 28 anni che fa il travestito. storie di tutti i giorni.

il tipo , sul metro e un cazzo (il suo cazzo mi dicono è di trenta centimetri), dimostra 15 anni anche in viso e sta piangendo. temo.

che ti capita? ma lui non mi ha riconsociuto, non batte in viale da tre- quattro anni credo, pensavo facesse il trans a Firenze.

invece. la realtà è trash come innamorarsi del vicino di casa operaio appena divorziato.

Ho litigato col mio picciotto. risponde e piange imbarazzante, continua a non riconoscermi , anzi a non vedermi.

in realtà io e lui non siamo lì, lui è nel chiuso di una stanza col suo picciotto, ovunque vada la stanza dell’amore lo accompanga. Io sono il lavabo onde versar lagrime sacre dell’amor c’a nullo amato amar perdona.

roba da resuscitare.

non uscirà mai più dal pozzonnero dell’ammor? mi chiedo e vedo che da lontano un’altra furia si avvicina.

si accosta e mi guarda come fossi una sega elettrica appoggiata sulla panca, un castello di chiodi , cosa minacciosa senz’anima.

il ciuaua, volto 15enne fra le mani singhiozza, e l’altro, stempiato faccia da cadavere biondo-sporco, occhi bovini che nell’ombra del parco anche a questa distanza non hanno un vero colore ma un presentimento di nocciola.

e ma tu che chiafa dhe ci ci cocò ttino, bofonchia incomprensibile e forse etilico e cifrato, la lingua amena dell’amor.

io prendo e chiedo : è lui il tuo ragazzo?

e quello non mi guarda davvero e non risponde, un po’ preoccupato come se avesse sentito solo il rumore di una sega elettrica incautamente abbandonata in funzione.

sono l’oggetto bizzarro minace proiettato dalla Tua anima (sappilo e trema oppure sappilo e godi).

li lascio al loro cannibalismo . e dopo un po’ vagando fra tavoli in cerca di Gianfleur o di uno che mi piaccia , li sento che urlano entrambi.

“ma è solo un’amica di mia madre, ci ha 50anni” fa il biondo -sporco stempiato con faccia che ora con un rapido riflesso di fari vedo un po’ ranocchiesca, non devi essere geloso.

e l’altro, il ciuaua che pare 15enne e ne ha almeno 26 , a gridargli, sugnu gilusu che mali c’è,

TI AMO.

iotiamo!

credo che la sua voce abbia squillato così forte che tutti i froci del parco per un istante si saranno fermati e trattenuto il fiato. e sospirato.

al tempo dei dolci desir.

mi siedo a seguire anch’io la puntata, è la cosa più divertente del parco stasera, a parte la Madonna del Pompino

(pubblicità):

La madonna del Pompino Inginocchiata: pur non essendo gay , ma solo uno che la ragazza abbandò,cruda dama, core coriaceo, ahilasso, si inginocchia accanto un albero e la succhia e chiunque se la esca davanti a lui.

ieri ha fatto strage, almeno dieci cazzi ah ingoiato.

la madonna del pompino.

ahilasso dolorosa.

La telenovelas riinizia, se ho ben capito in questa puntata il Ciuaua e il suo picciotto Biondo-sporco sono andati a muovere il culo seguendo la musica di Paola e Chiara al Gorky (soldi buttati, discoteca di merda). Il biondo- sporco ha incontrato st’amica di sua madre (sic) e si è messo a parlare con lei affettuosamente.

Il ciuaua – che afferma “u sacciu ca a ttia i fimmini ti piacciono”, temendo una ricaduta del picciotto nella passata eterosessualità (il biondo-sporco è divorziato), si è ingelosito ed è scappato via dal gorky (a piedi? con un passaggio?) è arrivato in favorita, ed appresso a lui il suo ragazzo biondo-sporco “eri-etero” (sic). si allontanano uno dall’altro urlando. lasciami in pace, lo ciuaua lo schiaffeggia e se ne va, il biondo-etero sbraita – io appollaiato su un trespolo di legno dove spesso vado a fare addominali , chiudo un occhio sulla nullità e registro tutto – poi barcollando il biondo-sporco-etero si abbraccia ad un albero per tenersi e sembra la tosca , e sta per morire, O Medea o Dido, oh Anna soror me morior, e si trascina lo strascico che qui è di corteccia.

pubblicità:

Marco, il baby-carabbiniere passa di lì zaino enorme di libri in spalla (sono le ore 01.05 della notte), ed ha perdippiù oggi un bidone da 30 litri vuoto in mano. il suo revolver.

che cazzo devi fa co sto bidone? chiedo.

niente devo riempire l’acqua.

mi chiedo come vorrebbe arrivare dalla Favorita a casa sua, con un bidone da 30 l pieno d’acqua, fino a casa sua, che sta al Villaggio Ruffini.

poi si avvicina una vecchia e siccome io non lo caco di striscio a sto malato, e gli ho detto che non gli darò il passagggio a casa con o senza bidone, va colla vecchia e mentre si allontana sento che le dice: lo devo riempire di benzina, devo dare fuoco a uno.

la vecchia finocchia ha il culo tutto bagnato, lo so, ha più di 50 anni e dopo i 48 ogni checca comincia a sognare Pilosi.

e sognandolo polliscono. la croce brucia nel petto delle froce. se dio fosse e fosse buono le avrebbe fatte tutte atee.

la luna scialba il cielo fra dense chiazze di nubi sfibrate.

contemporaneamente

cade un’ombra dietro i miei passi, nei vialetti del parco , il piazzale dei matrimoni tutto un lutto di pattume attorno agli alberi.

nell’ombra, per scissione creature di buio e silenzio: i soliti froci famelici di sborra.

ciechi

ciechi a tutto. solo la ghiandola pineale ha forma fallica.

poveri froci

contemporaneamente.

tu dormi il sonno del giusto nel chiuso della tua stanza adolescente e sogni la notte cupa che ti abbracci e comprometta per sempre.

ti faccia vero e vivo finalmente

ti mostri il vero volto , quello nero, della storia.

ti dia il riflesso di te nel fondo del pozzo

intanto

le mani hanno sfibbiato le cinture , esco un pene che è eretto come un mistero e segue un percorso suo fatto tutto

di vene e fibre.

l’altro, che sfioro appena, solo per accertarmi che sia umano, ha un orgasmo che precede il mio di pochi istanti ed in questo intervallo scopro il disagio di vivere scisso e la gioia di essere solo.

solo per accertarmi che sia.

questa è la notte blanda e fresca che speri cresca fra le tue inani mani,stanca la luna sulla landa cola lenta, e come una polluzione notturna il cielo ti dà sopore puro estatico tuo-malgrado ascoltando te stesso nella carne.

ascoltando te stesso nella carne

tuo malgrado

contemporaneamente.

la mala carne esulta sotto le pezze del sudario e non può trovare sonno al pensiero che stanotte tu dormi il tuo sogno del giusto che vive il giorno e i suoi rituali come fossero unici e veri come se fossero vivi, e ignori che le strade di notte hanno un sapore ambrosia , hanno una pelle ambrata come gocce di linfa mortale.

ignori che anche la luce del giorno è folle , e che la notte ti somiglia.

io non posso trovare sonno al pensiero che tu dormi il tuo sogno del giusto pur essendo – come tutti – ASSOLUTAMENTE COMPLETAMENTE COLPEVOLE (se solo tu venissi tribunale invisibile)

tu sei colpevole e non lo confessi neanche a te stess*

ma la notte la morte è impossibile, sappilo e trema, oppure sappilo

e godi.

contemporaneamente:

torno in centro , lascio nel parco il ricordo del mio seme che germoglia la terra, nelle strade una macchina lava-asfalto sbava sul nero catrame ghirigori e lividi di luce nerissima e folle.

contemporaneamente

sulla mia pelle i segni della lotta non si sono ancora spenti , urlano neri e rossi e tracciano percorsi, una cartografia della mia anima (questo concetto desueto),

ma la carne mia segnata da troppe mani, lividi e graffi e morsi e segni di labbra e impronte digitali, una cartografia mentale,

questo corpo è la mappa del tesoro

ma il tesoro , ormai non lo ignoro, è solo questa la mappa.

scivolo fluido e nero nel mistero di essere ormai diventato il sogno di me stesso

io mi ritrovo nel fondo del pozzo insieme a tutte le mie periferiche

iopuzzleesploso.

contemporaneamente,