Archivi del mese: gennaio 2005

la notte negrissima  soffia violenta e piove sopra il tetto trasparente

soffitta lussuosa in rue Emile Gossart

 saturo di se stessa pricipessa, sculetta, non cessa il gemito ed il sussulto ogni qual volta il suo culaccio alla viacolvento mi sfiora

 il tipo niger upper class con lenzuola versace home o etro o non so quale disfunzione anale non parla una parola di francese perche’ per cinque anni qui a bruxelles non ne ha avuto bisogno e non vede ragione,

 a culo a ponte cosi’ decisamente pricipessa che mi devo cantare un chant d’amour di coltelli e marinai per avere un’erezione,

 e capisco che questa e’ l’inizio della fine

e poi vuole due coccole e gia’ dorme ed io mi alzo vado a pisciare, mi fumo tre tiri alla finesta tutto nudo sotto il giubbotto da neve

e

nel mattino croccante io sono andato

avvolto in una sciarpa nera ed un giubotto sporchi di fumo e polvere,

ed era soltanto stamani, credo

 cenere alla cenere,

ieri due giorni fa il giorno e la notte colano labirintici uno dentro l’altro tornano indietro,

dormo e mangio cosi’ poco che ho perso tre chili e tutto sembra leggero e trasparente,

croccante come l’aria del mattino, dovrei farmi analizzare

oppure sciogliermi al vento

oppure sciogliermi al vento

e scivolo dentro me stesso cosi’ in fondo che

oppure sciogliermi al vento

 (sotto le dita é gennaio, dentro un tram da Gossart a Annessens, lascio la negra nella sua lussuosa soffitta con tetto vetrato;

 io posso aiutarti, mi dice, come se fossi una marchetta qualsiasi

infatti invece)

non preoccuparti che le cose cambiano 

dice,

si’, penso , come per i miei amici, le cose cambiano

questo il tempo che fa nel mio petto

oppure sciogliermi al vento  

due giorni con Bobby lunedi o domenica mi mostra le foto, dorme da me poi io da lui non so fotografo tossicomane , gira la notte con un coltello sotto il mezzoguanto, vestito di stracci 

credo in  cerca di etero che lo violentino, per  poi colpirli,

e vendicarsi

tossico come l’apocalisse,

gli caccio il cazzo con forza e gli sborro dentro la gola a profondita’ da cui germoglia il suo canto di amore sotto i miei calci non mi implora sorride, mi sfida, che ne vuole ancora

 e lo colpisco sul cazzo finche’ non perde l’erezione,

e vuole essere violentato, io non lo ignoro

 e

nel mattino croccante e trasparente come una pellicola sotto le mie dita e’ gennaio i giorni piano piano rallentano e impercettibilmente tornano indietro

e mi é del tutto chiaro che io

avvolto in una sciarpa nera sorrido al controllore perche’ oramai mi e’  chiara la ragione

_ forte e chiaro come un colpo di pistola_

per cui sono venuto qui

un chant d’amour

e

morire tu splendore dei sensi sciolti

nei venti

il danno é che ti prende la mente,

come un requiem, una messa cantata, un ritornello rincoglionito, ho in testa in sottofondo Like a virgin, sentita tre volte in sauna, in tre remix diversi,

diciamo cultura gay, ma potrei dire la qualsiasi,

il messaggio del mio amico mi allarma, ieri notte, esito un istante, rispondo un semplice ciao ad un  messaggio mandatomi da  "Una_voce_nella_notte", e poi chiamo X

e sfilano i suoi sette anni di strada, ondeggiano sulla sua voce, il nostro incrocio, dove poi anche se parti ritorni, e vedi chi resta ed i nuovi, se ce n’é ; perché  il viale é morto, via Daita é il sepolcro della mia infanzia ormai,

cosi’ lontano da qui: ecco il viale viola-blu sotto la pioggia a natale, e non passa nessuno ed io e gianfleur cantiamo gingolo’ bell gigolo’ bell gigolo in mezz a way, in una delle nostre lingue di sogno perdute 

i nostri dialoghi in lingue immaginarie, tutte di vocali o tutte di consonanti, o prive di entrambe,

perché eravamo angeli prima di Babele,

venga il tuo regno  

oppure 

 ecco il viale: cosi’ lontano da qui: fresco d’estate, cosi’ vago che gli orizzonti curvano e i dettagli sfumano persino nel pensiero e tutto sembra meno duro , quando so benissimo che quella era la merda mica come battere a nuova yorka

invecchio, e non sono finiti i miei venti,

so che quella é la merda e che potrei tornarci domani e che non ho niente da perdere qui né altrove e comunque quello che perdo qui lo perderei comunque altrove

i miei anni adolescenti che non vogliono più finire,

eppure infondo

si scrive per rendere omaggio al  sepolcro della propria  infanzia

e questa antologia sa di sepolcro e fiori marci

(accettami oppure cancellami, o fa come credi, tanto in ogni caso i giorni in cui ho fame non fa molta differenza)

 si scrive anche perché si ha fame ma non per saziarsi

io scrivo  per sotterrare il cadareve del  bambino affamato che ero  in  una palermo  tutto porto , e nel mio nome é il mio destino

perché sono una puttana e un marinaio,  

(baciami il culo)

passiamo ai fatti(?):

si é spiumato il mio angelo amico, ha una vita normale direbbero altri,

– ora ho una storia che dura, io ci tengo, io LO  voglio bene,

non dice la parola , ma la parola é quella, 

 il peggio é che credeva di essere ormai nella luce, il pegio é che tutto cio’ sembra avere attinenza col fatto che io sia partito,

forse la mia presenza era  l’ombra

– devo rifarlo,dice il medico, 

ed io resto di merda, muto perché da dire non c’é molto, il cliente ce lo siamo fatti entrambi, solo che io l’ultima volta fu in un lontano 2003, ma é una malattia fantasma, passa ripassa in più fasi, e poi

il danno é che ti prende la mente.

– ma dai , gli dico, si guarisce ormai,

mi dice:  avevo smesso, non so come dirlo a xxx , come dirgli che ho sta cosa, non voglio che pensi che l’ho tradito,perché non é vero, e ora ho una vita normale, non batto più  da quando sto con lui, e adesso sto tipo che mi chiama per dirmi che ha preso la  cosa

il tipo, me lo feci anch’io – ci dico al mio angelo caduto – ed ora la paranoia di andarsi a fare anche questo esame,

e si’, gli esami non finiscono mai gli dico, e alla fine ridiamo,

perché se non ho preso altro che qualche piattola finora non é che sono più bravo degli altri, ho solo avuto un culo della Madonna, se son sano

like a virgin

eravamo angeli, prima, poi siamo nati vomitati in strada e non abbiamo colpa del male né del bene, 

in un giorno d’ira – ricordo come fosse ieri –

 mi  strappai  le ali   

(la strage degli innocenti comincia adesso

venga il tuo regno, oppure

lascia stare hai gia’ fatto troppi danni)

sotto le mie mani

il cliente  ha aperture incontrollate,

un pachiderma sul mio lettino, ho paura mi rotoli addosso,

devo dirVi una cosa _  mi dice_

ormai non tremo più davanti all’abisso dell’uomo

aspetto la slavina di merda e sorrido fuori,

solo fuori 

 le sue spalle cosi’ dure e vellute che ho male ai pollici e ai polsi,

sotto le mie mani scivolano olii musicati,

del colore del mistero sotto gli occhi di luce degli spot ,

un massaggiatore é come un prete gli dico, quando ormai é cosi’ avanti nelle sue confidenze che tacere sarebbe  peggio che dire,

mi ha riempito le palle , ma almeno arrivi alla fine di sta storia di merda che e’ la sua vita, o quel che ne fa le veci,

tacere a volte lascia che i mostri diventino enormi,

tacere lascia che la mia ferita segreta non si rimargini mai

tacere lascia che le cose che ho dentro implodano il pianeta

 e non posso più uscire da un autismo labirinto

 -invece non sono mai stanco-

la parola sia carne 

 quasi piange dicendo del suo ex-tipo che ha 21 anni e fa il modello a Londra, e lo dice con orgoglio come se fosse una sua qualita’ personale quella di aver avuto un magnaccio di lusso per compagno per 5? anni, i calcoli li faccio fare agli altri,

il tipo è sui 40 mal portati e 10 anni e 30 chili fa i suoi occhi dovevano essere   più chiari , 30 chili fa era ancora possibile scambiarlo per un uomo, ora é solo l’immagine del cannibalismo,

e mi dice che il suo tipo era troppo superficiale, che era materialista che solo auto costose e club esclusivi e solo hotel di lusso e solo abiti firmati e solo cose cosi’  (conosco bene il genere di cliente, in pratica é uno che dice "potrei darti tutto, ma comincia coll’incularmi sulla parola")

se siete rimasto con lui  5 anni solo perché molto bello e molto giovane vuol dire che Vi stava bene e che voi siete altrettanto superficiale,e poi che é successo , domando, Vi ha mollato per uno più ricco?

il tipo tace, mi guarda male e per la prima volta mi vede da quando e’ iniziato il massaggio, prima ero solo il bersaglio dei suoi tentativi di avere un conforto, oppure,

quanti anni avete? mi chiede,

23 mento,

mi guarda perplesso, pensavo diciannove, dice deluso e un po’ arrabbiato

zitto fino alla fine del massaggio , poi sulla porta mi fa

comunque sono stato io a lasciarlo

era troppo vecchio (agé) ormai,

mai più rivisto,

magari morto sotto un treno

puoi toccarmi dove vuoi gli dico all’inizio, mentendo, al biondo buccoloso olandese che si chiama P’ter con una i impercettibile, e ci tiene.

ma io già so che mi farà cagare, che non ho voglia di dividere il mio letto con  le sue stronzate di giocare coi cazzi e poi mi dice:

e tu non vieni sotto la doccia?

(ma va a cagare)

giocherelloso ed ha trent’anni, giocherelloso  come fossi fanciullo ignaro della morsa gelida d’inverno entro nella doccia e faccio finta di essere Normale come tutti e calin calin, come fossimo fanciulli ignari della morsa gelida d’inferno come fossimo fanciulli ignari e petit pucet in corsa a snocciolare sogni rime e come se il mondo alla nascita ci avesse accolto con un sorriso

 ignari che non c’è più tempo,

che più veloce,

che  posso vivere solo alla superfcie del mio viso

adesso senza fonte e senza foce, come se non fossimo nati in un abisso che é un vuoto ben camuffato,

un vuoto -ripeto- ben camuffato,

e lui vuol dormire con me e tenermi stretto come se avessi avuto carezze da bambino come se fossi nato per amore come se fossi normale e non in croce, come se

avessi avuto carezze da bambino anziché

lui non sa che sono molto malato che HO VOGLIA DI GRIDARE E NON POSSO,quando mi passa una mano sul viso e mi dice per favore posso dormire a casa tua puis-je rester chez-toi s’il te plait 

chez moi, pas de chez-moi

io non ho casa, la mia casa ha pareti di asfalto

 io non ho casa, la mia casa ha un tetto cangiante

e segue le stagioni,

 e cambia con la luce

e le latitudini e non ho casa,

solo macerie,

ed é ancora gennaio, al mio calendario vitale al mio diario notturno manca un mese intero di lutto.

amen,

oppure,

un’ambulanza presto che mi muoio per eccesso di me stesso (mi sento cosi’ solo se ho qualcuno nel letto) 

puoi toccarmi dove vuoi gli dico , ma non in faccia,

mi passa un dito sotto il mento ho voglia di ucciderlo ed é l’alba, sopra una nuvola bianca sbiadita di nebbiolina opaca e nebbiolina opaca e non ho tempo, devo ripensarmi e provare ad essere me stesso

per essere se stessi occorrono anni di  esercizio perché l’artifizio risulti naturale,

allora lui mi dice che vuole restare e ti prego restare a dormire da me vuole restare e dice

qualcosa 

io non lo ascolto più, altrimenti non mi resterebbe più il tempo di vivere,