niente da perdere, solo la fame.
Anversa, la falba luce oltre l’orizzonte del parco e’ atroce, grida il martirio di respirare.
poche le auto, e’ notte fonda; stiamo aspettando di lavorare, un vecchio frocio mi ha dato appuntamento; chissa’ se verra’;
ma ci sono più marchette che clienti , questi ragazzi arabi conoscono il tempo
come me;
come dio
quando la luce atroce tergiversa, e poi squillano le sirene nella strada dove stiamo aspettando,
due camionette della polizia scoppiano di luci blu e feriscono il cuore.
una da destra, contromano, l’altra da sinistra sparatissima, si piazza davanti a noi ed esce la Legge ,
questa figlia troia di avvocati, simile al niente, la legge che e’ sempre e solo buona e giusta per i potenti, figlia del Potere, perentoria
finche’ non cambiano i regimi ed i criminali di oggi saranno eroi domani
(se solo tu venissi tribunale invisibile)
noi stiamo immoti a vedere la legge scendere a patti con i suoi fantasmi;
il poliziotto con faccia di cane biondo spara parole che sembrano domande in nederlandese,
ik sprek geen nederlands dico,
niente da fare,
sorry, i don’t speak nederlands
continua, più cattivo che mai, a scirinare ordini che ci vogliono sorvegliare, che ci vogliono punire.
il sudamericano insieme a me e JC traduce un po’ per noi, che il poliziotto vuole documenti, certo, e sapere che facciamo qui, ché ci deve ordinare che qui non ci si puo’ prostituire e cose cosi’, sempre le stesse,
mi rivolge la parola e provo a parlargli in tedesco, evito il francese perche’ ad Anversa un cane poliziotto ti mette dentro se gli parli in francese.
aspettiamo un’ora e mezza che facciano i controlli;
jC mi sorride,
"niente da perdere, in fondo, se ci mettono dentro, solo la fame" mi dice;
e poi per salvare il tempo lui comincia a raccontare:
da bambino litigavo coi miei fratelli per le scatole di tonno vuote, le prendevamo dall’immondizia dei vicini,
ci mettevamo dentro il riso , e allora anche la fame aveva il gusto di olio di oliva e pesce.
gli ulivi in Ecuador non ci sono, se ho capito bene;
e stavamo su una casa sopra l’acqua, che con la pioggia si sfondava il tetto di fogli di banano,
che’ mio padre non ci aveva la terra e allora costrui’ la casa sullo stagno, che non era di nessuno.
e cosi’ mentre lui salva il tempo a raccontare, la legge , questa troia senza pudore, lo perde controllare,
sorvegliare
punire
( se solo tu venissi o tribunale invisibile)