Archivi del mese: giugno 2005

   Parigi Gay pride

(remix)

mare di vaghezza, sdraiato al bordo della piscina azzurra al neon sono in down, allucino una qualche sostanza, muovo le mie ali riflesse negli specchi.

Salgo e scendo in onde melodiche.

Traverso il mio precipite, stupefacente –senza mediazione ne’ rimedio- essere celigeno.

Nel parking sotterraneo – luci psicopatiche oscillano indefesse, come mai stanche stelle alogene, mentre la  musica classica filodiffusa avvolge il lycra bianco degli slip, e tutto volge a rispecchiarmi negli abissi;

Apro il cofano della saab decapottabile, strappo le mie ali sintetiche, metto una t-shirt qualsiasi in poliestere cotonatissimo che tanto togliero’ subito appena dentro la discoteca, cambio l’acqua all’augello in un angolo pestilenziale, deposito la sacca con le mie cose e chiudo il cofano.

Il computer di bordo segnala che non e’ serrato, troppa roba che deborda; metto un cd ipnotico mentre aspetto che gli altri siano pronti, e infine riemergiamo.

Prendo una "bomba" da spartire in due con J. e sono acceso e sublimato.

turn on.

Boulevard Sebastopol , spleen ideale: prima durante e dopo siamo alla gay pride sul Boulevard Saint Germain, una lesbica sopra la fermata del bus danza con amici, alza le braccia al cielo e vedo il moncherino che ha al posto di una delle mani

J dice che se l’e’ fatta staccare apposta, ma non gli credo.

Du cöté des Guermantes, distribuiamo i flyers della sauna vestiti da prete-suora-cardinale-richelieu-papa cazzi e i papa ratzi tutti a fotografarci.

Ed io ho due ali d’angelo atroci anchilosate e vorrei volare e non posso, in questa valle, che avallare la mia post-umanita’.

Dal Depot alla sauna Sun city, non usciamo piu’ da un labirinto, entro ed esco dalle cabine, poi guardo un orologio che mi indica le 8.35 del mattino di una domenica parigina mentre tutti dormono dentro le cabine sudate e sborrate della sauna ed io non posso spegnermi. 

Troppo speed.

Mi chiudo dentro una cabina , sdraiato sul plastico materassino come dentro la prigione di una stazione spaziale, guardo un piccolo schermo distribuire fellatio e sado maso, e  quando l’effetto dello speed scende il mio cazzo sale,diventa duro, ho voglia:

Ritento i labirinti, ma non c’e’ nessuno in giro, rientro in una cabina mi faccio una sega che dura penso 4h, o per lo meno ho visto 4volte lo stesso porno, e’ sempre lo stesso porno.

 Sborro infine e sono

spento. 

apro gli occhi, trasudo pvc dai pori esplosi

Accendimi.

ho il cazzo irritato dalla lunga sega e kitch e merda e neve da presepe dentro i cessi alla turca del Depot, trash nel sangue  ed ho preso troppo speed che mi impedisce di venire e mi smoscia il cazzo ed allora, dovrei viagrarmi, ma ho sniffato popper ed insieme potrei avere una crisi cardiaca,

Ghb. 

TURN ON.

Pas la peine_dico al tipo_peux pas baiser pour l’instant.

traverso il mio, mai pago di  resurrezione, essere cielo lacero.

ho ali d’angelo ma Tu non puoi vedermi.

Non alcool con ghb

"ghb+alchool= death"

Sta scritto sui muri del depot

"viagra+popper = death"

Non puoi vedermi tormentare i nubifragi, e l’ombra mi ristora, chiuso dentro una cabina del Depot, come nelle segrete di un vascello spaziale.

Esorbitiamo.

Quanta luce, spot tricolore cangiante, al bordo di una piscina appestata da piante rampicanti di plastica viva

e non ricordo quando e come sia arrivato qui ,e ancora e sempre

per quale minchia di ragione

se ne esiste una.

di plastica viva e chimica come i miei frartelli,le mie vene nere, nella mia mala carne scorre petrolio.

La mia generazione in PVC/ Plastica Viva e Chimica.

Se solo mi potessi

vedere

tormentare i nubifragi

con le mie ali anchilosate lacero la tapezzeria del cielo.

turn off

eppure sono vivo condensato.

Respiro luce.

la posso vedere mentre danza senza musica, con seni titanici volti ad un  cielo immaginato oltre il soffitto.

e danza buia e sola nell’oscuro silente verde amaro di una stanza in cui e’ in prigione;

carcerieri invisibili;

PALERMO: LABIRINTI

 la psiche:

nel silenzio dell’ascolto lei accoglie la mia alterita’, mi osserva e tace mentre svuoto la testa, e non osa parlarmi come se mi avesse letto davvero, ascritto ad una delle voci del suo dizionario di psicologia, bene in vista sullo scaffale della stanza nel centro di recupero di tutti gli sbandati di Palermo.

"ci ha le palle" mi dice giuseppe,"non e’ come gli altri psicologi o assistenti sociali del cazzo, questa Samanta e’ speciale”,

giuseppe parla con occhi che potrebbero essere innamorati , o forse e’ il metadone, chissa’.

"ha mandato a fanculo un lavoro di lusso che gli ha trovato suo padre, l’avvocato B., per venire in questo centro di finiti, e piglia una miseria, si vede che ci ha la passione";

Giuseppe dice che la ama, ma io penso che dura finche’ il metadone non gli sembrera’ acqua distillata.

Nella sua stanza la dottoressa Samanta B., dietro una scrivania, ed io mi colloco in una sedia da scuola elementare, vabbe’ vediamo sta tipa che ci ha di speciale, mi dico, e lei zitta un quarto d’ora  dopo avermi chiesto di che voglio parlare, io non so, poi mi fa: perche’ ti chiamano Malacarne,

e se mi piace,

e allora io prendo la parola e comincio a raccontare.

in questa  valle,

invento, mento, ricucio i frammenti , suturo ferite, tutto si tiene, tanto tutte le parole volgono al silenzio da cui nascono, e cio’ che non rammento non e’ mai accaduto, o forse in sogno, un’altra valle, in fin  dei conti tutti i punti di sutura saltano e le mie stigmate piangono dalla mia mala carne,

la mia psiche e’ labirinto tutto di fili, 

io sono  in questa valle per dipanare.

giuseppe nel suo Labirinto

"penso che mi innamorai di Samanta, e lei pure mi vuole, solo che cia’ la dentologia professorale, e non puo’ mettersi con me"

"Io non sono frocio, anche lei me lo ha detto, e’ che ho cominciato a battere per avere i soldi per la roba, se non mi faccio  mi fa schifo andare con gli uomini".

"Certo,gli dico," vai con gli uomini per avere i soldi per la droga che ti serve a dimenticare che vai con gli uomini per avere la droga che ti serve a dimenticare che vai con gli uomini per avere la droga che ti serve"

che dici?

Niente, e’ un mantra.

lui ovviamente non sa cos’e’ un mantra.

in questa valle;

Il Lutto 

il giorno in cui Samanta smette di lavorare tutti gli sconvolti di palermo mettono in lutto;

Sono troppo coinvolta, mi spiega lei, dalla storia con giuseppe;

Samanta e’ tutta un  transfert e controtransfert, io non capisco dove vuole parare, solo che parla dei tanti nomi atroci che puo’ avere la parola che altri chiamano amore.

cosi’ se lo porta a casa, al giuseppe, bello ripulito e pronto, recuperato, lindo e buono a fingere di trovarsi un lavoro-sposarsi-farefigli_buscarsi la pagnotta_cambiare l’olio al motore_le lampadine fulminate_tende alle finestre_votareadestra_state buoni state buoni

se potete;

in questo labirinto, quante segrete.

Sentenza della Notte sovrana.

al fondo della notte, cocci di vetro

Samanta si sveglia e’ quasi l’alba, e’ sola nel letto, nessun rumore in bagno

 va in cucina, apre il frigo, cose cosi’, va al tavolo cerca un bicchiere

forse,

le cade

Giuseppe a terra sotto la finestra

e’ quasi l’alba

in questa valle,

quante segrete,

 una siringa d’amore nei suoi occhi sbarrati,

che ora di certo vedono  il volto infernale della Notte, e scruta sulle sue labbra per riconoscere la sentenza;

inappellabile

e riconeoscere se stesso nell’ALTRO INFERNO.

MUSICA COELI

al suo compleanno portiamo delle rose,

 samanta aspetta molti amici,

IO Nico e Jean Fleur De Laforêt-et-Delamer-aussi, ma tutta la palermo bene leccaculo del padre avvocato voi-sapete-di-chi, ora e’ sparita, nessuno, nemmeno l’ex marito,i cugini,

perche’ Samanta e’ scesa nella notte. parla di dionostropadre e di cose che vede lei sola,

e solo noi tre le crediamo, perche’ abbiamo visto

beati coloro

Poi mentre noi mangiamo la quarta porzione di torta, beviamo vino di prima qualita’, lei si eclissa in cucina;

io la spio dall’uscio;

e’ nell’angolo in cui penso abbia trovato morto Giuseppe.

Samanta ha la camicia aperta sul petto, i suoi seni titanici transustanziati sfidano il mondo, oscilla i capelli e danza, abbracciandosi da sola,  seguendo una musica che viene, sono pronto a giurarlo

dall’alto dei cieli;

con occhi di nubifragi lei balla nel buio ed oggi, chissa’ perche’ la mia parola grida il tuo nome,

Samanta, martire e santa.

-1.

si riempie la mano col mio cazzo.

Non abbiamo un’eta’ precisa- ricordo con esattezza- soltanto un colore impossibile di capelli.

Viola o verde;

 un bianco caldo fra le sue dita, lo ricordo come fosse domani, e che era lo scorso millennio,un anno tipo il ’98 o ’99, meglio confondere azicche’ cancellare  le tracce: qualcuno potrebbe seguirmi in questo labirinto.

e’ la sola cosa di cui sono certo.

0. Berlino. das Originell

1.Cosi’ senza preavviso, salta tutti i preliminari e si colma la mano col mio cazzo e poi dice, appena e’ ben duro:

vorrei riscrivere il mondo col tuo seme.

 

2. Stiamo tramando la notte negrissima e impossibile , io e lui , che chiamano Das Originell, perche’ e’ strano, fa graffiti sui muri che lascia sempre incompiuti: certo che e’ finito, mi dice, e’ che manca un colore che ho in mente e che non riesco ancora trovare.

questo colore_ solo ora lo capisco_non esiste ancora o non esiste più.

3. scrivere il mondo col mio seme.

4.Lo chiamano Das Original o Das Originell , lo ricordo esattamente, al neutro perche’ ha la faccia di un bambino o di una fanciulla:

"das Maedchen, das Kind" ;

al centro Boys projet di Berlino, ci insegnano i rudimenti di un idioma valchiria, ci mettono davanti una  playstation e ci fanno tutti gli esami gratis per evitare che anzicche’ schiattare subito, magari resistiamo a tutto e contagiamo qualche padre di famiglia

5. Quando usciamo dal centro Boys projet di Berlino ci sentiamo perfettamente recuperati, redenti e pronti ad essere scollegati dalla playstation e inseriti nelle fabbriche del giorno.

6.invece  io sono la notte smisurata e la mia luce  e’ una lama negra che non trova riposo nella Legge del Giorno.

7. Ricordo con esattezza il minuto precedente quello in cui ho smesso di essere normale.

8. Una prece:

 Dio, che sei Io, risolvimi,

che’ sono l’anagramma di me stesso.

9.cosi’ , mentre nessuno ci osserva ci copriamo naso e bocca con un fazzoletto e lui comincia a graffitare tramonti fluorescenti  scritti in un alfabeto immaginario sopra i resti del Muro, il palinsesto insonne che separava Berlino. Sulle sue macerie il nuovo e il vecchio si mischiano al niente.

10. Ecco che Das Originell copia sul muro per il futuro oblio frasi in italiano, che neanche capisce, che io ho scritto su pezzi di carta poi abbandonati a Tiergarten su qualche panchina, o tracciati sulla sua mano, o scritte sulle piastrelle dei cessi delle stazioni, accanto a numeri di telefono e bestemmie e domande di aiuto  scritte in codice, 

frasi che ho scritto perche’ gli uomini delle pulizie avessero qualcosa da leggere e da cancellare

11.soprattutto da cancellare.

13. frasi di un’estetica senza padre, come:

"io sono un labirinto di anagrammi"

oppure

"il canto impuro e l’eco dilaniata

di un bimbo in fondo al limbo, una chimera"

o ancora

"io vivo nella cella dei tramonti

sono l’incuba notte che si avvera"

12.frasi senza costrutto, scritte perche’ non hai un cazzo da fare, oppure invece di contare le pecore per trovare sonno

102. edormirepersempre

21. E lui,che in realta’ si chiamava Moritz, con sguardo divino, spruzza in ghirigori storpia e dilata le lettere e diffonde la mia carne sopra i muri, che poi ci pisciammo sopra a quelle frasi;

93. Ti immagini_ mi dice_ che c’e’ gente che s’e’ staccata pezzi di muro e se l’e’ portati a casa e messi nei salotti, e li vendono nelle bancarelle come un qualsiasi altro prodotto, come in una cassa da morto, e ci hanno fatto il Museo del Muro coi pezzi graffitati e tutto; e magari ora ci scrivono sotto persino NOME E COGNOME a sto graffito che abbiamo fatto insieme e se lo vanno a vendere al mercato pure questo. invece ci pisciamo sopra a queste frasi:e invece ci pisciamo sopra a questo mondo

19. io che sei dio dissolvimi

che sono sonno e l’infinito niente

7.chissa’ se hai poi capito che il colore che cercavi non e’ mai esistito

devi inventarlo tu ogni volta. e fu sera e fu mattina