Archivi del mese: luglio 2005

                                                          Planare

e tutti i ritorni stridono, sotto le gomme, l’aereo plana sopra il bordo smozzicato a picco sul mare, precipita nel fluido, se solo chiudo gli occhi, amniotica Essa appare, 

punta raisi a picco sul mare, sotto il sole, la montagna assassina,

e quando il computerino di bordo che ci ha stressati alternando distanze quote a gadget dell’hlx (l’indispensabile portachiavi-aeroplanino , le infradito della flotta)allarma i suoi 45 gradi, inghiotto saliva e dico  eccomi.

                                                Palermo.

aspetto i bagagli fumando accanto alla porta a vetri che da’ sulla pista,

e’ tutto cosi’ giallo che ho voglia di evaporare.

Nico attende, io ho un déjà vu circolare e tutto cio’ che posso dire è

"a che punto e’ la tua notte?"

detto con altre parole.

esplodono foglie e rami e fiori dai balconi, Palermo geranio rosa, infinitamente muore nella sua estasi e stasi.

                                                               Exit

la sera usciamo "passamo all’exìt a vedere i froci",

 incontro la Panella, un po’ meno grasso gli dico, stai meglio, tanto per dire

Ma non ciò l’aidiesse ne’ la sifilide, mi annuncia- perche’ sai le froce qui sono pericolose e se dimagrisci cominciano a inciuciare la qualunque.

poi torna a battere davanti le auto posteggiate, scopre una tetta immaginaria dalla camicia aperta sul disastro di un rasoio, alcuni rincoglioniti si fermano passando con l’auto e schiamazzano e a quanto pare ora si batte lì

                                                      Gaetano Daita

 non ho mai saputo ne’ chiesto chi fosse, malgrado ogni notte,per anni abbia percorso la via a lui intitolata

pochi istanti fa ho scoperto chi era

povera patria.

via gaetano daita: la Grace vestita di rosso sbiadito calza espadrillas.

La Gae cerca un baffone cinquantenne qualsiasi da farsi gratis;

La Irene e’ ancora più grassa, non si fa allungare i capelli perche’ sua madre possa ancora chiamarla Giuvà.

Reduci del disastro.

                                                       Catania

al Pegaso estivo vado nei boschi, le checche strillano e si minacciano di farsi sfregio, giusto accanto il container della sborra, diciamo darkroom,

 strepitano per la minchia di qualche finto etero spappolato di marjiuana, lo stesso, forse, che mi ha chiesto: ciai na cartina?

e siccome io lo guardavo perplesso, mi ripete, come fossi straniero e mimando il gesto.

 per rullare, ciai ‘na cartiiina? 

ero perplesso perche’ pensavo che i ragazzi in Sicilia si dividono in due categorie:

le pazze che cercano i "maschi" e i "maschi" che cercano le cartine.

                                                      Taormina.

per accedere alle Rocce bianche si scalano scogli e ci si immerge fra le onde, si dovrebbero altrimenti attraversare i binari e poi scendere giu’ calandosi da un muro, una volta ci accedevano solo i gay

 appena arrivo al posto, sono le 9 del mattino, giusto il tempo di uscire dalla discoteca e incolonnarsi con le bestie di famiglie che partono all’alba della domenica anzichè vedersi la tv sti stronzi o dormire.

e appena arrivo scopro coppie etero e famiglie disposte a perdere un paio di figli, morti o feriti, pur di accedere all’ambita spiaggia gay, ormai morta.

Non so come sia avvenuto, eppure qui è successo:

l’omosessualità in Sicilia non esiste più,