Paris 3/3
e quando le sirene scorrono blu verde acidissimo fra i rami fra i rami si corre e di fra la selva del Bois de Boulogne, di fra l’intrico che scheggia la carne io m’inoltro e nel mezzo del cammino perdo il fiato e sono solo credo e se mi volto non vedo che nebbia svaporata dalla madre terra per nascondermi, svaporata dalla terra matrigna per confondermi, per perdermi.
o Virgilio
la -zia dietro ci fiuta che mi allucino come un castello il rifugio della Talis, il suo micro chez-soi, una stanza con letto matrimoniale a castello preso da ikea, scarafaggi che emergono dal lavello sui piatti sporchi dal lavabo dalla vasca appena spegni la Luce appena spegni la luce diocane ti sprofondi un video dei Prodigy.
sporco come la luce di fra i rami dei lampioni e dei fari lontani ormai i fanghi mi baciano le ginocchia, fanghi finocchi, e sbocco in un sentiero e poi uno slargo e fra la nebbia scorge una sagoma e penso diocristo uno Zio, ma poi mi accorgo che quello non si muove e poi nel frattempo ho lasciato la refurtiva sotto un cespuglio e poi fanculo anche se mi schedano qui in francia nil novi sub sole, ma il cielo sublunare brilla del niente incantato delle meraviglie di chi vive
solo quelle, solo quelle,
e allora avanzo dietro di me tre fossi che ho scalato e cani ululanti chissa’ dove chissa’ dove
e gia’ a pochi passi fra la nebbia la statua si vede meglio sopra un piedistallo tipo ara di quelle che si esistono solo nei rebus e sugli Champs Elysées, o come mi scrive jC. in un sms sul cellulare -abbiamo scheda belga se ci chiamiamo finisce il credito- "R-v. a los Sciampu Elsé" che sta per "rendez-vous ai Cammpi Elisii"
Mondo-L’Oréal/Paris.
E infine la statua é mutilata, senza testa con mano virgilia indica il cielo ma io non posso andare in quella direzione e alla fine dell’infine ecco si muove
ziocane si muove, non so se sia la nebbia o un fenomeno nei miei occhi eppur si muove
e riprendo a correre che non si sa mai sia un portento di quello che la -zia inventa per catturarti e metterti dentro per sempre e farti confessare un romanzo tipo: che hai rubato la saliera del Cellini quella volta che eri a Vienna e rifacevano la facciata del Leopold Museo e c’eran tutte le impalcature e una finestra casualmente aperta e che magari la saliera l’hai venduta per niente tipo barattata per una ferrari che é finita sfracellata in un tornante tra Nizza e Marseille, ma poi che importa quel che mi importa é la Vita.
nel mondo si sale e pepe.
Poi poi sti figli di troia non si trovano agli Sciampi Elsé, penso sian entrati al Queen ma con le scarpe da tennis non mi fanno entrare, giusto per trascurare il fango sui pantaloni che manco il tassista voleva prendermi e torno nel covo della Talis mi appendo al campanello dopo averla squillata ché quella é paurosa e non apre,
e infine sul letto a castello sbuttano i due cagasotto che mi hanno abbandonato e Jc e Karim mi dicono no che non son scappati e poi che ho fatto tutto sto tempo e io ci racconto della selva oscura e della statua con scritte latine tipo cane me o diva e non so che diavoleria e che si muoveva
e loro si guardano e si ridono e dicono che non ci credono per niente alla mia storia e che li voglio prender per il culo
e io per vendicarmi-beati coloro- scrivo di loro due e di tutto il resto per qualcuno che non crederà che esistono
e quando glielo dico si incazzano
soprattutto JC, ed io me la rido e ci dico:
para mi no passa nada: estoy accostumbrato a no existir