Archivi del mese: aprile 2006

la valle, questo colle, l’ ombra spiegata in panni sudati alluttati

unto un manto l’erba molle,

ciuri ciuri ri li me anni

                                                                                                Alia, grotta della Gulfa,

lu vaccaru  ha occhi verdi e sedici anni,

io ignoro

e da dove risorga questo groviglio e  questo grano,

e  questa distesa un po’ brulla,

e  questo sentire

libellule e grilli e foglie stormire

questo inutile ridire:

 il rumore delle ruote del pulmino, un po’ lisce lo squittire, l’asfalto caldo vacillante in agosto in sicilia

io non posso

io non posso

morire

se non

trasportato

se non

un breve funerale

nero

sotto il sole  spietato fumoso asfalto

io in agosto

sfiorire

nel fresco marmo  

(il discreto fascino paesaggistico

 bello da incorniciare in cucina, o nel tinello).

finire

in un posto che conosco

dove riposa il padre

mio e il suo

e il padre di suo padre

Bambini, andiamo a vedere la grotta della gulfa, un autobus infinito di curve da viscere aggrovigliarsi

rovi roveti dove infrattarsi

il cofano rovente del pulmino della caritas é fottuto fuma aperto

Don Vito ha scordato di mettere l’acqua e il radiatore é fuso o la testata e noi ridiamo

e lui si incazza e smadonna

santaverginecrocifissa

peggio del giorno di pasquetta

quanto vino

questo trepido inutile

 ridire

il vaccaio dorme in una  "chiusa"

quattro pareti di pietra primitiva dirupa

le mucche al lato la stalla fuma

noi siamo liberi nelle stanze segrete della grotta ci sparpagliamo

questo fresco rovistare

nella soffitta del cuore

se ne avessi uno al posto

di questo cimitero

invece io parlo al vaccaro di niente del sole e del silenzio

non capisco bene il suo idioma

arrufata la chioma o principino

o principe zigano

canta aggniuniatu fischia

na vasata fra cespugli coperti

i paraventi immortali

d’agavi e fichidindia

invano

ho atteso dientro altri cespugli da allora

nei parchi della grande città

di rincontrare

le giare e i corpi abbronzati

lu labbru sapuritu

suca sucalu ca veni

lu meli chiu squisitu

  potessi solo morire in agosto in un posto che conosco

solo io

e le mie vene nere

io non sono stato mai più in pace

eterna

altrove

che nel ventre di quella caverna

le grotte della gulfa

Alia

XX secolo