1.
il tesoro
mezzogiorno
esco dalla porta laterale della Gare du Nord, mi trovo proiettato a Marrackesh, sfilo fra veli e incensi sulla rue de Bramant e musica di unguenti emana da tutti i negozi,
stordirsi fra le stradine e i mercati e la ressa e mi sento dentro un quandro di guttuso piùttosto che nella mia palermo da dimenticare, ma cosa sto cercando fra i banchi della frutta e in tutte le vetrine ed il riflesso del pianeta?
il premio della caccia al tesoro é in questo perdersi?
Al sexy shop con cabine porno un vecchio mi sguarda ipocritamente dal riflesso dei dvd porno esposti in vetrina, vado nei cessi e mostro la merce nella conchiglia tipo fontana di Duchamp, o Man ray o roba museale come il vecchio stesso, ed io mi sono assolutamente moderno, tanto che quando il vecchio porco esce dieci euri dalla tasca faccio il mio numero di eterosessuale omofobo e lo spintono, e ingiurio sale pédé, giusto perché si ecciti davvero ed esca il portafogli,
Rientro nella gare du Nord e prendo un tram mi scopro a cercare giustificazioni: ma come cazzo ti permetti- dieci euri!- vabbé che non va bene sempre, le strade si sono svuotate e battono solo due tossici e devo ripiegare sui massaggi su gayromeo e sul Vlan, e cose cosi’ e insomma niente da dimostrare potrei andare a spaccare pietre nelle buie miniere, ma ci sono troppi tesori da estrarre in superficie.
2 .
mezzanotte
il ragazzo sembra marocchino o trapanese, arriva con una borsa di cianfrusaglie da vuotare con tutti i suoi fantasmi:
poi si sveste e si sdraia sui due teli con cui copro il divano-letto che ho aperto, ha un intruglio oleoso col quale vuole lo massaggi e che pela le mani e olezza di eucaliptus e benzina o roba cosi’,
mi contatta per telefono- ho rimesso l’annuncio sul giornale delle pulci e finalmente é stato distribuito-
quando arrivo a massaggiare i lombi vuole che vada più a fondo.
in questa valle in cui i deserti si ricoprono di amianto,
(se solo potessi risvegliarmi, prendere in mano il dolore e camminare
aprire le braccia al sole, sorprendermi di spalle in un istante in cui
sono distante
sfuggire il labirinto, potrei ancora salvarlo.
invece): nessuna speranza sono solo un marinaio e una puttana, cammino sopra le acque solo sui ponti.
e allora lui si vuole raccontare:
libano o pakistan, iran, alternativamente cambia nazionalità, mentendo sempre, come se fossi l’ufficio immigrazione e mi importasse, posti che per me da bambino erano solo lampade magiche e tappeti in ghirigori, parole e gesti della mano in arzigogoli, una scrittura tutta di virgole, come la vita, e di come giocava a pallone di come si viveva nel gomitolo di strade,
ed esce dalla borsa guanti da gommista e cacciavite a stella dal manico ovoidale
e che vuole che sprofondi in questa valle i cui suo zio o suo padre o suo nonno o chissà lo trascinava, nel retro del garage.
(sorprendermi di spalle in un istante in cui sono lontano da tutto questo Male che mi trama le vene, che si dipana ariannico per salvarmi oppure perdermi?oppure una terza via che IO non conosco ancora, o forse mai)
e che uno cosi’ lo violava, con olio di macchina che gli bruciava dentro, con olio di macchina perché siamo animali biomeccanici, e
io mi chiedo, in un attimo in cui mi sorprendo, incredulo, di spalle, se esistono officine e gommisti a Bagdad,
e mi chiedo se almeno Sheherazade alla fine sia stata risparmiata.
tre del mattino
mi sveglio col presentimento che le mie mille notti non sono che una sola