nei sogni che faccio al mattino è sempre notte, tutto cio’ é già accaduto:
NEW YORK CITY BOY
e sono solo dentro una latta cromo, evito la chiazza di vomito sotto un sedile e trovo posto nel vagone successivo passando fra le due porte, in bilico sulla passerella fra i due vagoni, oscillo.
a due fermate dal Bronx, non mi sono sentito tanto bianco, tanto anomalo, fuoriluogo, nell’interno della scatola di tonno della subway, e appeno arrivo alla 183esima e sguscio fra le sbarre trinciabambini che stanno al posto delle porte girevoli il vecchio sdentato mi fa ehi papy got twenty-five cents?
penso cazzo non posso perdermi a New York i’m gonna be a part of it, é tutto in una griglia meridiani paralleli street avenue ma poi chiedo ad uno colla faccia di latino – infatti é dominicano come tutti i niuorkini che non viaggiano in taxi o in limousine a dieci ruote – E quello mi indica la strada da riprendere.
la dominicana da cui dovrei alloggiare vende roba da travesta e coca e compro quattro troiate giusto per rivenderle tre volte tanto in Europa, ma poi girero’ il giorno dopo per i negozi trovo roba uguale meno cara e lascio la stanza e la puzza di broccoli e la camera adibita a negozio, piena di scaffali di roba rubata intrugli da piccolo chimico non so se della figlia di nove anni perennemente di fronte la tv in spagnolo, un reality show in cui una sedicenne va a vivere con un trentenne drogato che ha tre relazioni contemporaneamente di cui una con una travestita, e la vuole fare prostituire, la sedicenne, e guardacaso ci sono le telecamere nascoste, e allora il padre di lei cerca di ucciderlo e la madre pure nell’allegra trasmissione a cui tutti sono invitati: poi la ragazza si inginocchia di fronte alla madre e chiede perdono e che non lo farà più di andare con uno sfruttatore tossicodipendente che le fa le corna, ne scegliera’ uno fedele.
ho voglia di gridare ma sorrido, prima che stermini la famiglia appena scopro che mi ha fregato la dominicana gonfiando i prezzi della roba, e poi magari ci sono telecamere nascoste anche li’ come nei reality show: prendo il primo hotel che trovo sulla mia lista.
West side Inn sulla 107, una stella cadente d’hotel, le pareti si liquefanno luride di colori sovrapposti, le porte mai scrostate e ridipinte come la metropolitana, un palinsesto di vernice per rimpinguare il briciolo di storia. E ancora mi chiedo se gli americani considerino storia le lampadine fulminate nere di sporco fuliggine e grasso attaccate ai tubi che infilzano i soffitti della metro, luci sostituite da nudi neon altrettanto rachitici.
Siccome ci hanno dato la camera accanto al bagno costa 11 dollari di più, ma non ho voglia di fare storie e chiedo solo se posso fare entrare amici, almeno ammortizzo il viaggio.
Quanto a restare a viverci JC appena messo piede all’aeroporto si guarda intorno e dice: ho perso tre amici sulle navi da carico, li hanno trovato morti nei barili, dopo sette giorni di viaggio, uno é riuscito ad arrivare, ed é questo che hanno trovato? E sputa sulla terra promessa/
JFK mi ricorda la caserma del Celio, stessi neon incerti, sporcizia, vetri precari, vecchio, ovunque guardi vedi solo bruttezza.
Christopher street non é come la ricordavano i miei sogni, una piazzetta dove sei neri in tute XXXL occupano le panchine non occupate inutilmente da George Segal, spazio perso.
muovo ondeggiando guappo come solo nei sogni posso fare senza ridere. Sputo sul marciapiede e mi accorgo che ho tracciato una scia di lumaca, col senno di poi.
scivolo guappo per strada. fra i denti una canzone di mie invenzione. in un night store entro e compro una bibita alla citrosodina e due merendine ricoperte di plastica e cioccolato al gusto di delta airlines.
Chiedo quanto costa il suvenir delle torri gemelle in cristallo chiuse in una vetrina how much does it cost l’Empire Building giallo banana iridescente la statua della libertà corazzata che non ci puoi salire solo circumnavigare gratis insieme a tutti i disoccupati di new york sul traghetto vecchio peggio del messina-reggio calabria. E il souvenir costa 280 dollari il più piccolo tipo 250 euro della mondadori e il più grande?
mi si accosta un uomo davanti le porte del sex shop con vetrine in cuoio e vinile, christopher street é esattamente la New York come vedi nei telefilm che tu credi anni ’70 e pensi com’erano avanti gli americani, e tutta NYC é come la vedi nei telefilm e pensi c’era Bush padre e come erano attrezzati e poi ti accorgi che é l’epoca del figlio e dello spirito santo e amen, invece é oggi: come eravamo noi in europa quando ero bambino.
siamo in un vicolo di pattumiere e scale antincendio in ferro ruggine troppo alte per essere raggiunte. Tutto cio’ é già accaduto.
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