eretto al dopo, imbrunisco di non ricordo, sono presente come l’america, così contemporaneo al mio 11 settembre, così macerie, da poter giustificare qualsiasi atrocità ai miei occhi del mondo genuflesso.
aspetto sul bordo giallo smussato della linea 1, pantegane grosse come un braccio si litigano un pezzo di hot dog alla senape e jelly tra i due binari sguazzando nel rivolo di fogna a cielo aperto, come denti di forcone tubi e vene cave nere di grasso e lampadine fulminate come la notte, il diavolo veste donna karan e brooks brothers;
il tipo lavora a Wall street in un ufficio d’avvocati o chissà, mi paga l’ora ma non ha un ‘ora di tempo solo tre quarti di pausa pranzo e il tempo del taxi.
mi dice ok a Park Avenue che io penso sia un parco e invece è un grappolo di grattacieli e io sbuco alla sua luce di lusso versione statunitense ovvero over size, dopo un tragitto crucis di linee sotto terra fra pattume ingombro di binari e persone tutto superfluo solo il consumo é essenziale, a Times Square per cambiare linea rifletto se invece di giocare a Risiko Kamtchakta Q8 Ira(n)q quel simpatico bambinone psicopatico stanziasse fondi per esportare la civiltà fino alla metropolitana o l’aeroporto JFK che aspettiamo un’ora in coda sotto la pioggia per solo poter entrare nel magazzino caserma del terminale, il mondo avrebbe meno lacrime e maionese azzurra da ingoiare:
invece
sta un cartello su di un leggio nell’atrio prima di accedere al bancone del portiere in livrea che ti avverte che nessuno puo’ entrare senza prima essere annunciato, e allora mi annuncio come ospite di Mr X che mi attende nel suo loft:
il tipo vuole sniffarsi le mie scarpe da ginnastica miste di sudore e coca mentre mi masturbo in piedi su di lui e che gli sborri di sopra, quando mi sono rotto mi riempio la bocca di saliva e la sputacchio isocrono gemendo.
crede al mio orgasmo per fede come un fondo fiduciario a un tanto per cento, ma tanto la sua schiena non sente la differenza e il suo Cartier lo avverte che non ha tempo per sottigliezze spermatiche, e intasco 120 dollari che avevo già da prima sul comodino, io vado tipo pizza boy scendo mentre lui si doccia:
Il taxi è già sotto che aspetta. Lui ignora il vero colore dell’america sottoterra. Io vado in metro, scavalcando lo sbarramento con un saltino come tutti quando il controllore al guichet non guarda
il più delle volte , immagino, il Controllore chiude gli occhi, come me, per vedere l’altro paesaggio, quello rosato, quando la luce spietata dei nei filtra attraverso le palpebre chiuse.