Archivi del mese: marzo 2007

sul tetto tambura di grilli e zinco nella notte salamandra principessa alchemica  impura

Guayaquil: l’impegno

sulla calce delle mura e sulle canne fradice di fame, ha appeso foto di cantanti e attori, come una quindicenne qualsiasi, per mostrare tagli che in realtà non sa fare.

poi mentre mi accorcia i capelli, mi dice: perché guardi la mia maglietta? e ride triste.

ipnotizzato dal buchetto sulla sua t-shirt,

i capelli lunghi le stavano meglio, e le troppe tinture li hanno infraciditi,

é ingrassata e non é più la dea che guadagnava lavorando nel Bois de Boulogne e nei bar parigini, più di quanto guadagnassero le altre rubando ai clienti. ha comprato una casa di tre piani dove tutta la sua famiglia vive e che ormai cade a pezzi. e ogni tanto sfoglia un album di foto per ricordarsi com’era.

deportata, crocifissa alla terra, arginata, sta morendo di paludismo mentale.

dapprima volevo tornare in europa, ma poi hanno messo il visa dappertutto, arrivare illegale é diventato difficile, e le agenzie di viaggio sono diventate banchi dei pegni. Ma qui sto bene, si lavora per sopravvivere, e ho vicino la famiglia;

almeno finché potrà mantenersi.

si é impegnata gli orecchini e le collane presi nelle migliori gioiellerie parigine o comprate rubate alle ladronas del bois de Boulogne, per pagare l’operazione del nipotino.  

e non so come svincolarle, me le hanno impegnate come oro, le pietre qui non valgono nulla, ci sono le colombiane.

é indebitata e a volte non apre la parruccheria per paura che i creditori la vadano a picchiare. 

dovrebbe pagarsi un documento falso, ma quattromila dollari, quando qui la gente ne guadagna 150 al mese?

e se ti svincolo i gioielli e li vendo in europa? le propongo, che ne dici? ti mando i soldi.

la Gatita la guarda invidiosa: "mettiti a dieta pero’ , cosi’ lavori come prima e poi mandi a prendermi".

la gatita non ha mai viaggiato, non conosce altro che l’eterna afa di Guayquil e non sa le notti di gelido inferno in europa.

sulla panca allargo le cosce e dal suo sguardo intuisco che sta iniziando la sua asta:

 mi vendo all’incanto.

Guayaquil- l’Incanto

Passeggio nel Malecon 2000, alcuni puttani al sole, ipocritamente ci guardiamo.

 l’albero afoso oscilla, le palme e le foglie di mango, mentre il tipo apre il portafogli e guarda me che guardo il rio

 scorre atroce esplode verso il delta,

paludismo nelle vene.

quanta sete di te vita

questo fiume di fango in moto, pornocuore

i cespugli strappati dagli argini dell’amazzonia, in viaggio  dalla Selva verso il pacifico.

sciàmano pensieri sciamàni, le piaghe delle cavallette a milioni

 ricoprono il suolo;

il tipo é meno gringo di me, siede nella panca di fronte, poi apre il portafogli e comincia a uscire un dollaro alla volta conta

uno due tre quattro;

mi guarda ed io distrattamente sorrido de suo incanto

poi cinque sei sette dieci

e ancora io non mi muovo

conta due tre monete da mezzo dollaro, monete che non esistono negli States ma solo qui in Ecuador: ed io sorrido.

si alza incazzato ed incredulo: con un dollaro e cinquanta oggi ho pranzato.

pago un barco per un’isola nel rio la circunnavigamo invano: é la stagione delle piogge e milioni di cavallette ricoprono il suolo, le sabbie mobili nutrono il manglare ed i culebra velenosi si vanno ad accoppiare,

 nessuna guida – almeno quelle alla mia portata di tasche – é disposta a farmi risalire il fiume sino alla foresta equatoriale.

eppure: