sulla panca allargo le cosce e dal suo sguardo intuisco che sta iniziando la sua asta:
mi vendo all’incanto.
Guayaquil- l’Incanto
Passeggio nel Malecon 2000, alcuni puttani al sole, ipocritamente ci guardiamo.
l’albero afoso oscilla, le palme e le foglie di mango, mentre il tipo apre il portafogli e guarda me che guardo il rio
scorre atroce esplode verso il delta,
paludismo nelle vene.
quanta sete di te vita
questo fiume di fango in moto, pornocuore
i cespugli strappati dagli argini dell’amazzonia, in viaggio dalla Selva verso il pacifico.
sciàmano pensieri sciamàni, le piaghe delle cavallette a milioni
ricoprono il suolo;
il tipo é meno gringo di me, siede nella panca di fronte, poi apre il portafogli e comincia a uscire un dollaro alla volta conta
uno due tre quattro;
mi guarda ed io distrattamente sorrido de suo incanto
poi cinque sei sette dieci
e ancora io non mi muovo
conta due tre monete da mezzo dollaro, monete che non esistono negli States ma solo qui in Ecuador: ed io sorrido.
si alza incazzato ed incredulo: con un dollaro e cinquanta oggi ho pranzato.
pago un barco per un’isola nel rio la circunnavigamo invano: é la stagione delle piogge e milioni di cavallette ricoprono il suolo, le sabbie mobili nutrono il manglare ed i culebra velenosi si vanno ad accoppiare,
nessuna guida – almeno quelle alla mia portata di tasche – é disposta a farmi risalire il fiume sino alla foresta equatoriale.
eppure:
Commenti
il rio scorre atroce esplode verso il delta,
la poesia della neoavanguardia
Per cui, se il mondo è il mondo & questa Roma cattolica & catòdica, amata e insopportabile è insieme & sempre anche Londra, Madrid, Parigi, Budapest, Pechino, Tokio, Buenos Aires, Brasilia, Vera Cruz, lâAvana, è Boston & Varsavia, il Cairo, Ramallah, Lisbona, Gerusalemme, Chicago, Toronto, Mexico City, Gibilterra Bagdad, New Dheli & Sofia, Bucarest & Barcellona, è Berlino, Vienna, San Francisco, Basilea –
allora chiedo a una qualche creatura clandestina in partenza per la Big Apple:
Portami una fetta di grattacielo, una fetta grande di cielo americano sbattuto a zabaione da folate di vento atlantico, in una luce cinerea, verso Terrazzano Bridge, verso Staten Island con tutti i suoi squallori da discarica â Portami un nastro dâautostrada che finisca dove vuoi che finisca, & un profumo di cane caldo & di senape aspra, da guastare nel freddo, con dolcezza, come il sapore di un bacio. Invèntati, in questa Roma allagata di luce, le nebbie di Manhattan, il viavai della Pennsylvania Station, le avventure sventate di Times Square, quando si spegne il crepuscolo & brilla una fiammata di accendino notturno nella testa della gente derubata di se stessa.
Perditi in Central Park, passa davanti alla casa Di John Lennon se vuoi, aspetta allâalba un taxi che non passa mai.
Renditi conto che laggiù gli spazi ti prendono in un vortice, dentro un panorama che è già cinema perduto.
Porta infine, se vuoi, un paio di scatole Lego. Potrei aver voglia di rimettere in piedi in casa mia due piccole Twin Towers nuove di zecca.
Potrei forse, chissà quando, magari dopo la mia fine definitiva, distruggerle per la seconda volta: per gioco, per memoria.
Et ça suffit.
Mario Lunetta, Mappamondo