Archivi del mese: agosto 2007

Ancora una mutazione: vorrei credere alla palingenesi, e che sono sacro e senza peccato pronto ancora  a scagliarmi

lapidario.

 o forse queste ombre dentro disegnano,

in ghirigori di grigiori, 

 solo variazioni di buio nel bosco.

Lond/on

so, switch on

lavo piatti a 5 pounds 35, e’ sempre lo stesso buio grigio umido fuori dalle vetrate del First-Out, all’ombra dei quaranta piani sfregiati del Central Point. Il tipo non mi riconosce subito, sara’ che avevo un pantalone militare e un gilet di pelle al nostro appointement, sara’ che stava pressocche’ tutto il tempo in ginocchio, aspettando di espiare un peccato  di cui tutto ignoro pulendo le mie scarpe da tennis.

La prossima volta metti le boots, mi dice, immagino intenda gli anfibi, dovrei comprarli in Camdem Town.

A Candem Town la parlata terrona e polentona di tipi con crestine multicolor e fighe fucsia al braccio che dicono, fingendo di ignorare che tutta la provincia italica si e’riversata qui per l’estate e dunque tutti dobbiamo sopportare le loro cazzate:

Londra e’ fastastika, puoi fare quel cazzo ke te pare, puoi non lavarti un mese e nessuno te dice gniente.

la tipa accanto a lui con capelli fucsia e cardigan infeltrito messo al rovescio, cioe’ abottonato dietro, gli risponde, girandogli le spalle: senti mi abbottoni che cio’ fredo…

I see it’s coming this fucking vacuum,

 when I loose my ego

just be ready for the huge vertigo

 

pagano a settimana, chiedo di fare piu’ ore al cafe’,

non ho lavorato molto, troppi italian students new in town popolano le riviste  gay e sti negri  ce l’hanno tutti 10 inches, porcodio, non voglio tornare in agenzia, non voglio tornare in agenzia, pago altri novanta sterile per un’altra settimana di advertising, magari metto una foto meno sbiadita, magari anch’io sto biadendo come lei. 

poi finisce il mio turno, i sandwich rimasti li mettiamo via per i poveri, lasciandoli sul cornicione davanti la vetrata del cafe’, che magari passano e li prendono, col cellofan a proteggerli dalle piogge. Almeno nei giorni in cui non abbiamo fame noi.

sul bus tornando a casa, scarto un panino all’ Humus.