Archivi del mese: luglio 2008

1. Londra, piume di cuscino gialle di tempo e sudore,

mi sveglio alle due del pomeriggio, ho vomitato tutta la notte in un sudario di morte

e fuori c’é il solito disastro di pioggia infinita.

 la notte la mia ferita segreta ha sanguinato mi sono svegliato in un sudario di angoscia e tremavo di freddo e fame ma avevo solo un sandwich rubato ieri al First out ed ho vomitato subito dopo. bevo acqua del Tamigi dal rubinetto e torno a letto.

2. vorrei gettarmi giù dal tetto delle torri di cristallo di Vauxhall, giù nel Tamigi. fluttuare come un arbusto strappato alle sponde. 

3. sul balcone-corridoio ballatoio della casa popolare gli scarafaggi equilibristi sui fili di ferro per stendere i panni. ma tanto li mettiamo sui termosifoni, i panni,

4. la moquette puzza di sudore piscio piedi sporchi gatti morti da un anno, pioggia, lacrime, formaggi, alimenti per i poveri, panni sporchi, scarafaggi pestati a morte.

5. come catena perpetua che scivola sul piano inclinato, ed io mi preparo per affrontare ancora e sempre

questa luce grigia.

6. cammino sino alla fermata dell’autobus che mi conduce fino alla fermata della metro che mi conduce sino a Tottenham Court Road

7. le scale mobili come ramoscelli d’arbusti attaccati da fiumi di formiche, brulicano come terre equatoriali e vanno in panne.

8.  appena arrivo il disastro di piatti e terrine di plastica sporche di frociate vegan-del bar ristoriante Lesbo-vegetariano "First Out" mi attendono nel tinello.

9. I topi nell’intercapedine hanno una tana avvelenata, il topo oscilla e crepa sotto la cucina, il cuoco dice: non posso smettere adesso, lo cercherete dopo.

10. e noi catena di montaggio can I help you? lavo i piatti, servo i piatti, lavo i piatti servo i piatti pulisco i cessi, lavo a terra

ed é subito sera.

12. esco dal locale saluto e gli altri vanno via, faccio il giro dell’isolato e torno indietro a riprendere i sandwich lasciati sul cornicione davanti la porta del locale: li lasciano li’ per i poveri.

13. nel tunnel di tottenham court road  che scende alla metro lascio un panino ad un barbone e tengo l’altro per me.

 14.  Prendo la metro che mi porta alla fermata del bus che mi porta sulle scale macere di pioggia di casa, gli scarafaggi equilibristi sui fili 

15. io mi getto sul letto abbraccio il cuscino giallo di piume e sudore e rosso di vomito e sangue vorrei gettarmi dalle torri di cristallo di Vauxhall. mi sono tagliuzzato le braccia non so come, domani dovro’ mettere maniche lunghe al lavoro, che disastro per lavare i piatti e questi segni graffi e tagli .

dalle torri di cristallo di Vauxhall che guardano il Tamigi fluttuare dalle terrazze,

delle terrazze aperte sul fiume nero che lento come l’abisso ingorga il mio male. 

0. con sguardo fisso dentro l’abisso, sangue marcio d’anima ingorga senza fine   noi ammaliati, muti, guardiamo impotenti che giunge divina apocalissi: macchie di sangue sui polsi

Belgian Chocolate:

"Le roi Albert II lui, il aime bien son trône, il n’y a pas de mal à ça.

moi aussi j’aime bien le mien".

dit Bart, mon client flamand, il est Master et il cherche surtout des arabes pour partager son esclave.

Quelqu’un qui puisse enfoncer dans le cul de son esclave francophone pleine des chose, des morceaux de charbon d’abitude, qu’il prend de sa cheminée, son feu ouvert, comme on dit, souvenir de quand les francophones étaient riches dans cette espcèce de Royaume grace aux mines.

le minable francophone suce bien nos bites, aprés il leche nos pieds, on lui crache dessous.

François Wallon, l’esclave, le ver, lui,  il vit d’allocations, Bart le loge chez lui, il le laisse trainer à quatre pates et dormir sur le tapis, comme une caniche.

 Le francophone a l’abitude à ne rien demander, comme tous les cafards de sa race, même  pas le necessaire pour surivivre: il aime ses souverains lui.

Il aime sucer des gros bites jouteuse d’arabe, lui, hisoire d’être  juste la latrine qui recoit plein de pisse sur la geule et dit merci.

 Bart assis sur son trône, sa toilette:

tourné sur son dos, bouche ouverte, François Wallon avait leché le cul de son maître, jusqu’à ce que’il lui chie dans la geule. juste après on a decidé de la lui fermer.

Le roi à la télé essaie de mantenir son trône, c’est pas sorcier, n’y a pas de mystère.

 Moi ça m’est egale, comme tous les etrangères à Bruxelles j’ essaye de prendre l’argent et m’enfouir, take the money and run like people working in the European Istitutions: they take the money and run.

fuck off/ destroy Belgium

Belgica delenda est

Belgica delenda est

Belgica delenda est

Le Wallon travaillait et habitait dans la banlieu bruxellois, mais comme il parle pas flamand il peut pas faire un crédit pour acheter une maison, puis on l’a mis à la porte pour la même raison, il à perdu sa femme et ses filles parce-qu’il voulait les obliger à mettre le voile, pour ne pas provoquer les arabes à Bruxelles.

Puis il à tout perdu, jusqu’à ce qui’il a trouvait enfin son Maître, le tou-puissant flamand qui puisse l’humilier comme il merite.

Nell’alba opalescente di Chimera

Risuonano dei tacchi delle Antiche

I ciottoli di cera i vicoletti

Verdastri dei lampioni evanescenti

 

Nuda la luna eterna adolescente

Molle  cielo notturno vuoto d’astri

Sbiadisce mentre le Peripatetiche

Si rannicchiano in angoli discreti

 

E brindano da sole ai loro amori

Secreti di magnaccia e delinquenti

In Caffè  di malaffare, stanze ad ore

 

Gli Echi del giorno, inferno di catene

Perbene. Ma l’uomo è vero nel Nero

La dolce oscurità ci incanta gli occhi

Tutto questo delirio, io non l’ignoro,  è perchè il tempo ci uccida inavvertito?

perchè passi come le conserve, scada. La nostra vita.

A Place Fontainas non é rimasto che qualche rumeno, un bulgaro e un algerino sdilinquito che rulla una canna umida, sotto un cornicione.

 poi cessa il diluvio e scendo dall’auto.

BRUXELLES / come viviamo adesso 

Manuale di sopravvivenza per malacarni.

mette su due condom riempiti d’acqua e gelatina di quella comprata per fare dolci e le intasca nel reggiseno, per correggere due tette adolescenti d’ormoni scaduti;

la parrucca bionda perché ieri ha rubato ed aveva i suoi capelli rossi,

e un trucco più pesante, tipo  troia norvegese;  tacchi grattacielo coi quali trapezista scende dalle scale di casa.

L’accompagno in auto sino al posto di lavoro, nella piazza trans e donne si mescolano,  ipocritamente;

un posto conquistato con catene e pezzi di bottiglie. e prima di scendere dall’auto mi paga il viaggio.

Passo dal piazzale gay, a vedere i pochi supestiti: ormai si lavora solo su gayromeo o chat erotiche o annunci sul web;

Il bulgaro lo conosco appena, abbiamo scambiato tre parole in un idoma di gesti e tre parole tedesche.

posteggio dietro la piazza, fra la luce di pozzanghere argento arancio respiro piano;

auto 

 sporadiche

 appena il cliente si accosta al bulgaro questi mette un braccio nell’abitacolo attraverso il finestrino, poi mi osserva da lontano e  mi fa cenno colla testa di raggiungerli;

una babele che cerco di coordinare, il cliente é fiammingo e  parla  inglese, il bulgaro neanche quello; alla fine si decide per  una cosa a tre e dico ok perché ho voglia del bulgaro più che altro. 

e vorrei aprire

un miracolo di tramonti fra le sue natiche. 

Nell’appartamento alle porte di Bruxelles, già in terra straniera fiamminga, ci spogliamo veloci, nemmeno una parola, meccanici eseguiamo,

starnuti di pioggia vecchia, umidità dalle scarpe da tennis macere,

all’ingresso una consolle con uno specchio antico in cui mi guardo

lo specchio più bello

benché più sporco

in cui mi vedo tale e quale

é quando esco dall’appartamento non ho voglia di parlare né di scendere in strada,
riprendo l’auto nuova di seconda mano e giro nella città vuota di speme

le strade lucide come lo specchio più prezioso

così sporco

così bello

Respiro; posteggio di fronte un parco

come fossi nella macchina dello sconosciuto

il primo e l’ultimo che mi ha fatto salire in questa

vita

così preziosa

così sporca.

siamo abissi segreti nel doppiofondo del delirio.

l’hanno sequestrata – urla dalla punta estrema della strada la Pelata:  

la camionetta bianca passa davanti la zona delle puttane e sfreccia

 sulla camionetta bianca tipo quella dei film dell’orrore e i vetri tremano dei suoi pugni appare il viso della Musa come un urlo di Munch su uno schermo piatto

le traveste restano un attimo in silenzio, scompigliate

gridano che hanno sequestrato la Musa, per violentarla e farla a pezzi

e corrono dietro la camionetta, si tolgono le scapre e emettono l’urlo di battaglia

 "TODAS"

tutte smettono di fare quello che fanno tette al vento o colli di bottiglia o civettare e corrono coi tacchi in mano e lanciano pietre e bottiglie dietro l’auto che ha svoltato l’angolo e sbanda 

questo buio dei lampioni in rue Saint Jean é un mantello d’ali di pipistrello

violenza dell’animo e fisica

sempre un po’ la stessa

in un universo frattale

La Musa fottuta in vena

alcolica

con mani di girandole

contro le nuvole.

si butta giù dall’auto in corsa alfine

arriva alla piazza in sangue

alla piazza in sangue spiega

quest’universo frattale

sempre lo stesso

il maniaco l’ha riconosciuto dall’odore

appena salita in auto lui ha chiuso le portiere

poi ha detto qualcosa di strano una frase che nessuno ha mai capito

e quell’odore di spirito

di spirito alcolico

di mani di girandole

contro le nubi

per dare un senso alla tragedia

di respirare.

io sono l’eclissi di dio

 

La Chavo ubbriaca:

guarda come lo spavento, questo idiota ci sta filmando, é uno di questi del comitato Alhambra, il solito arabo omofobo di merda.

Ci vogliono buttare via , cacciare di qui, lanciano pietre, uova se va bene.

Grida la Tabata in spagnolo: ma noi qui restiamo razzista di merda.

La Chavo comincia a gridare: ehehehehhe

si toglie i tacchi e corre contro il tipo che é solo e spaventato senza palle scappa via.

 

E’ già mattina le sette ormai, oscillano ubbriache e senza scarpe, qualcuno nella notte ha tirato pietre e ha colpito la Chavo sulla fronte,

Gatta ha rotto una bottiglia e l’ha agitata in aria verso i balconi e le auto, non sa da quale direzione sia giunta pero’ mostra il coccio alla Chavo le dice

fai un taglio sul bernoccolo, perché il sangue non si coaguli.

Ma sei pazza?

Dopodomani parto per Guayaquil, vuoi che arrivi con una cicatrice?

Ho solo sonno, ho bevuto troppo e ho mal di testa andiamo a dormire é ormai giorno.

 

<!–

–>